Lampedusa, riprendono gli sbarchi

Sono in totale 340 i migranti soccorsi durante la notte dalla Guardia costiera e condotti a Lampedusa, a poche ore dalla visita del Papa. All’alba sono approdati direttamente sulla terraferma 50 profughi. I migranti sono stati notati dalla popolazione mentre erano già nel centro cittadino e sono stati portati nel centro di accoglienza. Intanto cinque barconi sono stati intercettati dalla guardia costiera in mare nei pressi dell’isola siciliana nella notte. A bordo c’erano complessivamente 343 migranti.
LE RICHIESTE DI AIUTO – Le operazioni sono iniziate nel tardo pomeriggio, quando la sala operativa ha ricevuto da telefoni satellitari, quasi in contemporanea e dalla stessa zona di mare a 50 miglia dalle coste libiche, quattro richieste di aiuto alle quali dopo poco se n’è aggiunta una quinta, di un’imbarcazione localizzata a circa 50 miglia da Malta. La Guardia costiera ha allertato le autorità di questi due Paesi per trarre in salvo, più velocemente possibile, i profughi. Tutti sono stati condotti a Lampedusa.

I senza nome

“Provate a immedesimarvi in quelle madri e sorelle, in quei padri, fratelli, zii che da mesi non hanno più notizie del loro congiunto, partito un certo giorno da qualche porto tunisino verso le coste italiane. Provate a immaginare: è uno di quei giovani coraggiosi che hanno partecipato alla Rivoluzione del 14 gennaio, magari ha ancora sul corpo le tracce degli scontri con la polizia, le cicatrici di colpi sparati dai cecchini nei giorni della rivolta che ha rovesciato il regime. È partito dopo la fuga del dittatore perché per lui, come per gli altri insorti, la rivoluzione per il pane, la dignità e l’uguaglianza era anche per la libertà: anzitutto libertà di movimento e di circolazione, come per tutti i giovani.
Si è imbarcato insieme ad altri su un vecchio peschereccio rabberciato perché non ne poteva più di disoccupazione, lavoretti precari e umilianti, vita miserabile in un certo quartiere popolare della Grande Tunisi. Oppure in una borgata dalle parti di Thala, Kasserine, Sidi Bouzid o Gafsa, ossia il cuore della Tunisia più povera, emarginata, combattiva, giusto quella in cui si è accesa la scintilla che ha poi incendiato la prateria. Forse non sopportava più d’essere un peso per la sua famiglia, lui che avrebbe dovuto mantenerla. Forse gli era divenuto intollerabile non poter dare un futuro a se stesso e al legame con la ragazza che amava.
È salito su quel peschereccio malconcio perché non tollerava più d’essere ancora considerato un niente, lui che insieme ai suoi compagni aveva sfidato le milizie armate del regime. Si è imbarcato, consapevole dei rischi, perché ha pensato che perdere la vita in mare è comunque meno peggio che essere costretto a farsi torcia umana per poter gridare pubblicamente la propria disperazione e farla finita con un’esistenza senza nome e senza senso”…

Annamaria Rivera, il manifesto 21.01.2012
Leggi l’intero articolo I senza nome


E’ arrivato il nostro calendario!

Il 21 gennaio al Teatro dell’Affratellamento di Firenze presenteremo il calendario di “Invertire la Rotta 2012” con le immagini dei protagonisti del nostro viaggio e dei progetti futuri.

Le 600 copie disponibili saranno in vendita a 5 euro e il ricavato andrà a sostegno della realizzazione di un villaggio eco e solidale sulla costa nord di Tunisi nell’ambito di un progetto di cooperazione con i pescatori tunisini per cui sono in corso dei contatti di cui daremo maggiori informazioni.

In questa serata, una bella occasione per rincontrasi, vi mostreremo anche del materiale inedito dalla nostra esperienza.

Mettete questa data nel vostro calendario degli impegni. Chi non riuscisse a venire ed è interessato all’acquisto del calendario può scrivere a questa email: carlomoscardini@libero.it 

Uniti contro il razzismo. Appuntamento a Firenze sabato 17 dicembre

Una manifestazione che segni una svolta e l’inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite e capace di affermare in modo inequivocabile: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.

Appello

I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati e Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike gravemente feriti da una mano armata dall’odio xenofobo, lucido e determinato. Tutti sono vittime della manifestazione estrema di un razzismo quotidiano che umilia sistematicamente la nostra dignità.

La strage del 13/12 a Firenze necessita di una risposta ampia e plurale, che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano. E’ necessario che non ci si limiti all’abbraccio solidale verso la nostra comunità colpita ed alla partecipazione al nostro dolore solo per un giorno.

Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti insieme come si è costruito nel tempo il clima che rende possibile l’esplodere della violenza razzista come è avvenuto il 13 dicembre a Firenze e solo due giorni prima a Torino con il pogrom contro un insediamento Rom. Bisogna interrogarci su come siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze “imprenditrici” del razzismo, ma anche gli atti istituzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell’ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie.

Chiediamo l’impegno di tutte e tutti per cambiare strada, intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona.

E’ necessario avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richiedenti asilo e dei profughi, eliminando i molti ostacoli istituzionali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia.

Occorre dare piena applicazione al dettato costituzionale e alle leggi ordinarie che consentono la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l’odio e si incita alla violenza xenofoba.

Bisogna che tutte le energie positive, che credono nella costruzione di una città e di un Paese della convivenza e della solidarietà, si mobilitino unite per fare barriera contro l’inciviltà, il razzismo, l’intolleranza.

Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.

Facciamo un appello rivolto a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni, ad unirsi a noi, in una manifestazione ampia, partecipata, pacifica, non violenta e contro la violenza, di carattere nazionale.

Una manifestazione che segni una svolta e l’inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e capace di affermare in modo inequivocabile: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.

L’appuntamento è a Firenze sabato 17 dicembre alle ore 15, partenza da Piazza Dalmazia, arrivo Piazza Santa Maria Novella

Per adesioni: perMorperModou@gmail.com

Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana

Samb Modou e Diop Mor: ragazzi

13 dicembre 2011, le luci natalizie si sono spente a Firenze. Lontano da noi le famiglie dei giovani senegalesi uccisi piangeranno lacrime senza ritorno. Chi spiega queste morti dicendo che si è trattato del gesto di un folle e non di un atto razzista elude la domanda vera gridata nella manifestazione di dolore dopo i luttuosi fatti “Perché sono stati colpiti solo senegalesi?”.
E’ la domanda che riguarda tutti, la città e l’Italia di fronte all’orrore delle plastiche azzurre disposte per coprire i giovani senza vita.
La morte assurda ha incupito la vita che in ogni luogo d’Italia – non solo a Firenze – si è arricchita della presenza di tanti stranieri. Rallegrata dall’intraprendenza e dalla gentilezza di uomini e donne senegalesi: corpi eleganti, sorrisi aperti che magari celano nostalgie e traumi, mani affusolate ingombre di merci che vendono con insistenza, occhi vivaci e lievi capaci di guidarli ovunque, oltre deserti e mari assassini.
Sono stati sorpresi dalla banalità del male. Perché ucciderli? Ora è toccato a loro. La storia dell’isolato mostro non convince. Quel “mostro” è generato da un immaginario collettivo nutrito di paura del diverso su cui si fonda la cultura razzista che agisce subdola in società avanzate perfino come la Norvegia. Monta in Europa e in Italia è rappresentata dalla Lega. Certo occorre evitare generalizzazioni facili. Alle radici del razzismo ci sta proprio il meccanismo dissennato di semplificazione senza distinzione. Un rumeno stupra e tutti i romeni sono stupratori. Poco importa se è arrestato per la testimonianza di una rumena. Proprio l’automatico legame tra delitto ed etnia ha portato all’incendio di un campo nomadi sulla base di un’accusa di stupro rivelatasi poi falsa. E’ un meccanismo più volte smascherato, ma che ritorna come una sordida coazione a ripetere in un gioco di rispecchiamenti tra subculture, calcoli politici, media.
I drammatici fatti odierni conferiscono a Firenze e la Toscana il compito di reagire e di indicare al paese una sfida fondamentale: impedire il sedimentarsi del razzismo.

Marisa Nicchi 

La nostra tappa in Controvento

Appena arrivati il libeccio ci ha costretto a cercare riparo per la nostra serata Controvento alla quale ha partecipato il LeoBrizziQuartet e i suoi musicisti Leonardo Brizzi al pianoforte, Amedeo Ronga al contrabbasso
David Domilici alle percussioni e le due cantanti Maria Grazia Campus e
Miriam Massai con una partecipazione straordinaria del famoso musicista jazz Coco Cantini e Gabin Dabirè.